I nostri pensieri sono nostri?
Abstract
L’autore propone un percorso di avvicinamento a fenomeni sociali inconsci che confermano l’intuizione di Freud quando sostiene che una delle ferite principali dell’umanità nell’incontro con la psicoanalisi è il rendersi conto che “L’io non è padrone a casa propria”. Una ferita che può provenire dalla scoperta che alcuni pensieri che riteniamo nostri sono, ad un attento esame, il frutto di un’inconsapevole importazione dall’esterno. La famiglia, in prima istanza, e poi il gruppo allargato da una parte esercitano una pressione uniformatrice, e, dall’altra la tendenza di ognuno di noi al conformismo preme per un adeguamento che ci garantisca l’appartenenza. L’azione combinata delle due forze sembra rendere illusoria ogni pretesa di un’identità individuale autentica e creativa.
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